Messaggio ai giovani della FIES del nuovo presidente della Federazione nominato dalla CEI .
"Non rimandate a domani la costruzione di una nuova società” .
Mentre scrivo il primo saluto a voi, giovani amici de "Il Vento", mi risuona ancora, dentro, questo appello del Papa.
Insieme a voi ed a milioni di altri, l'ho udito alla TV, da lontano in tempo reale, durante l'incontro del Papa con i giovani cubani, per un "qui e adesso" che è ovunque per tutti.
Le giornate cubane di Giovanni Paolo lì sono state la punta avanzata di quella che, qualche anno fa, lui stesso chiamò la "transizione epocale" nel corso della storia del nostro tempo, a livello mondiale. Cadono mura e si dissolvono miti di civiltà contrapposte dei regimi e sistemi politici radicalmente alternativi ed ugualmente disumani, lasciando un vuoto che è urgente colmare. La Chiesa si sente chiamata a farsi serva ed amica della causa umana: non per comandare, ma per liberare.
La Chiesa: cioè tutti i cristiani, popolo di Dio senza divisioni né frontiere. Incluso io, tu, noi: non possiamo lasciare che sia solo il Papa ad esprimere una Chiesa per l'uomo, per tutti gli uomini e per tutto l'uomo. A distanza di quasi 33 anni, ci accorgiamo quanto fu profetica l'affermazione del Concilio Vaticano lì: "Si tratta di salvare la persona umana, si tratta di edificare l'umana società". (Gaudium et spes, 3)
Oggi, non è solo un "problema" o una "crisi" da risolvere. È questione di vita: una civiltà che consenta di vivere, non solo di sopravvivere. Solo così si spiega l'importanza decisiva che il Papa attribuisce all'albeggiare del terzo millennio che si comincia ad intravedere. Dentro il tempo, che "in Gesù Cristo, Verbo Incarnato, diventa una dimensione di Dio" (Tertio Millennio Adveniente, 10) è una possibilità offerta dallo Spirito a questa nostra generazione, inquieta e contraddittoria, dal Dio fattosi uomo, affinché come scrive pieno di entusiasmo S. Agostino "gli uomini diventino veramente umani" (commento al salmo 35, 11-13).
E lo diventiamo davvero, riconoscendoci e volendoci uomini e donne con Dio, secondo Dio. Mi è caro ricordano a me stesso. insieme a voi, citando un pensatore russo morto a metà del secolo: "il rapporto con Dio è la caratteristica determinante dell'essenza dell'uomo. Ciò che rende uomo l'uomo, il principio dell'umanità nell'uomo, è la sua divino-umanità" (Semen Ljudvigovi Frank).
È anzi ancora più esplicito: "l'uomo è uomo, nella misura in cui Cristo entra nella sua vita". Nel ripensare tutto questo, non mi preoccupo della sorte della religione o della Chiesa. Mi sta a cuore la vita umana, la vita umana degli uomini.
Questo ci è chiesto. E ne siamo capaci solo con Dio.
Ma con Lui ne siamo capaci davvero. Senza aspettare domani. Senza aspettare che comincino gli altri. Diversamente, che Chiesa siamo? Insieme a voi, io non più giovane, accolgo l'appello del Papa ad 'tessere forti dentro, grandi di animo, ricchi dei sentimenti migliori, coraggiosi nella verità, audaci nella libertà, costanti nella responsabilità, generosi nell'amore, invincibili nella speranza"
Con tanti cari saluti
Fiorino Tagliaferri