13
Valore
gioso sa dominare la paura, per-
ché conosce ciò per cui vale la
pena di lottare e spendersi. È un
uomo d’onore, un vero cavaliere.
L’uomo cavalleresco è un uomo
dal cuore nobile: ha in mente so-
lo la grande causa. Che essa rie-
sca: ecco il suo unico scopo. Sa
essere responsabile, anche degli
altri. Porge il suo aiuto sponta-
neamente dove se ne presenti la
necessità: risparmia una fatica.
Sa che il suo posto è dove c’è pe-
ricolo. Perciò presta servizio ai
deboli: li protegge dalla necessità
e dai pericoli, difende il loro ono-
re e il loro buon nome.
L’uomo cavalleresco non agisce
come il servo meschino, che fa
tutto perché è costretto o per
averne un contraccambio. Egli
non conosce l’interesse egoistico,
tantomeno la brutalità o la spa-
valderia. Sa esprimere il suo co-
raggio muovendosi per ciò che è
nobile, bello, giusto, degno di
onore. Non viene a lite per un
nonnulla, ma sa quando battersi.
Ha un solo nemico: ciò che è vol-
gare.
È un uomo giusto e leale: sa es-
sere un vero sportivo. Conosce il
rispetto, perché è un vero amico:
fidato, segreto, pronto ad aiuta-
re.
L’uomo cavalleresco sa imporsi
una disciplina: conosce bene, in-
fatti, la sua situazione, quali so-
no le sue forze migliori, ma sa
anche che possono essere fonte
di errore, e perciò impara a do-
minarle. È un uomo pulito, di
parola, animato da una tenace
volontà. Sa restare al suo posto:
con i sensi svegli, in piena ten-
sione ed attenzione. Sa afferrare
acutamente l’attimo fuggente e
fare ciò che va fatto, con presen-
za e spirito di risolutezza.
Vista chiara, volontà incrollabile
e cuore libero: ecco i distintivi
dell’uomo cavalleresco e corag-
gioso. Tutto egli sa affrontare:
perché sa che il suo vero corag-
gio viene dall’amore. E se è vero
amore, non v’è forza che possa
resistergli.
Se Dio è amore, come scrive la
prima lettera di Giovanni, essere
cavaliere nel mondo moderno
non può che significare essere un
cavaliere della fede, nella appas-
sionata fiducia in un Dio che ci
vuole bene.
Fabrizio Ferrero
... segue L'uomo cavalleresco
Ciao, Vescovo Alberto!
Il Vescovo Alberto Gilioli, co-fondatore della nostra rivi-
sta e presidente della FIES negli anni ottanta, si è spento
nel febbraio scorso nella sua toscana. E’ stato un grande
amico dei giovani oltre che de “Il Vento”! Leggete cosa
scrisse sul primo numero, nel febbraio 1988:
«Necessaria questa rivista. Opportunamente è stata inti-
tolata RUAH, “Il Vento”, in quanto si propone di far co-
noscere di che cosa è capace lo spirito dell’uomo quando
è guidato dallo Spirito di Dio. Il Vento, invisibile in se
stesso, diventa visibile nei suoi effetti: feconda i fiori,
agita i rami degli alberi, solleva le onde del mare, spazza
via le nuvole e fa tornare il sereno. E’ perciò una traspa-
rente immagine della forza, della purezza e della fecon-
dità di quel ‘Vento di Dio’ che è lo Spirito Santo, il qua-
le rende fecondo l’annuncio della Parola, cambia e puri-
fica il cuore dell’uomo e gli comunica l’invincibile forza
di amare. La maggior parte della stampa, riservando am-
pio spazio alla cronaca nera o mondana, non si rende
conto di fare una sciocca propaganda allo spirito del ma-
le. Questa Rivista, invece, avrà il merito di far conoscere
di preferenza le opere dello Spirito di Dio, il quale, spe-
cialmente attraverso la pastorale degli Esercizi Spirituali,
realizza nel mondo interiore di tante persone memorabi-
li eventi di salvezza.»
Addio Sennen Corrà!
Lo chiamavano “fons et culmen”, fonte e culmine perché
continuamente ci parlava dell’Eucarestia. Mons. Sennen
Corrà, già vescovo di Pordenone e presidente della FIES do-
po il caro Mons. Gilioli. E’ morto la sera del 25 aprile. Ne par-
leremo prossimamente perché la rivista era ormai in macchi-
na quando ci è giunta la notizia. Affidiamolo al Signore.

Pagina precedente  | Pagina successiva  | Home Page  | Scarica PDF  |