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Amore
appare subito come la principale
strada ascetica nel cammino di
unione con Dio e Gesù Cristo ne
traccia le coordinate praticando-
la. Ci fa capire che lungo questa
strada l’amore manifesta la sua
vera essenza e la esprime oltre i
gesti della sessualità biologica.
E’ un clima, che si costruisce co-
me risultante della volontà uma-
na e della Grazia.
In questo clima entusiasmante,
l’attrazione fisica verso la perso-
na finisce per perdere gradual-
mente l’aspetto di “forza che so-
verchia”, non per impoverimen-
to della facoltà biologica, ma per
una sublimazione della medesi-
ma capacità, ottenuta dalla
Grazia e dall’idea di offrire il
proprio corpo per “completare la
passione di Cristo, sofferta a benefi-
cio e salvezza della Chiesa” (Col
1,24).
La persona che si consacra anche
temporaneamente alla verginità,
si rende conto di collaborare fat-
tivamente all’azione di redenzio-
ne del genere umano realizzata
da Gesù sulla croce. E’ la via
maestra dell’Amore Cristiano:
solo in forza di essa (si pensi alla
verginità giovanile) ci si tempra
alla fedeltà coniugale e si costrui-
scono le famiglie cristiane che
durano, nonostante le difficoltà
che la vita riserva. Ed è anche la
strada più sicura per chi vuole
vivere la vita al seguito del
Signore, come nel caso della
chiamata al sacerdozio o alla vita
consacrata. Una strada graduale,
in salita lungo l’asse evolutivo
della realtà, che è ascensionale e
va ben oltre le strutture della ma-
teria.
E’ trionfare sulle cose
Va chiarito che non si richiede al
viandante che la vuole praticare
una rottura con la sua natura
corporea né alcun rinnegamento
delle leggi della carne (sarebbe
uscire fuori dalla razza umana!),
bensì di puntare all’essenzialità
dell’Amore, che trascende e su-
pera gli impeti passionali e va ol-
tre quel fascino delle sfumature
esteriori che sono le forme cor-
poree.
Per chi vuole seguire Gesù nelle
virtù evangeliche, anche solo per
un breve tratto della sua giovi-
nezza, assoggettando e superan-
do i facili incentivi dell’attrazio-
ne fisica, la verginità è la massi-
ma espressione del trionfo dello
spirito sulle cose!
Parlando della castità, S.
Ambrogio di Milano (339 - 397
d.c.) affermava. “Sono stato forse
io a dire che «coloro i quali non
prendono moglie né marito saranno
come gli angeli di Dio in Cielo.»
No, è stato Gesù Cristo!
Travalicando le nubi, i venti, gli an-
geli e le stelle, chi è vergine ha preso
dal Cielo la sua forma di vita, ha tro-
vato il Verbo di Dio nel seno del
Padre e ne ha goduto!” (De
Vi rginibus, Liber 1 n° 11)
Un trionfo che riguarda la vita
consacrata (dove il monaco si la-
scia attrarre dalla Grazia e proce-
de come monade affettiva, legata
solo più al suo Signore...), ma ri-
guarda anche la vita adolescen-
ziale e giovanile, dove la conti-
nenza o castità temprano l’indi-
viduo e lo fanno capace di un
amore coniugale perenne, nono-
stante la fascinazioni che le crea-
ture gli produrranno lungo il
cammino della vita.
Riguarda anche il matrimonio,
dove l’andare l’uno con l’altro
verso Dio (diade affettiva) preve-
de, nel progetto ascetico, tempi
di oblazione del proprio corpo
offrendo come grani di incenso i
doni dell’astinenza dall’esercizio
della sessualità fisica (anche in
vista della paternità o maternità
responsabile), così come l’accet-
tazione dei tempi dolorosi della
malattia e della vecchiaia.
Vivere la castità, che – ripeto –
non è soppressione, ma sublima-
zione dell’amore, non è cosa faci-
le nè istantanea, occorre tempo,
tenacia e soprattutto Grazia di
Dio. E’ un po’ come far evapora-
re il ghiaccio.
Don Paolo Gariglio

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